Appendice I

Documento A

Convegno Internazionale CIVIS AMBIENTE (Genova, 26-27 maggio 1995)

Ennio Poleggi

Strumenti di supporto alla pianificazione urbana: sistema informativo territoriale per la città vecchia di Genova (con ricognizione archeologica e statica degli edifici) abstract

La partecipazione dell'Istituto di Storia dell'Architettura al programma Civis Ambiente è una applicazione della ricerca programmatica (fondi ministeriali 60% e 40%) svolta dalla Cattedra di Storia dell'urbanistica nell'ultimo ventennio.

1) Ricerca storiografica e città vecchia di Genova

Dopo l'abbandono di concetti stilistici e tipologici, la storiografia urbana più avanzata ha consentito di sviluppare nuove interpretazioni storiche per Genova. La ricchezza di fonti dirette, costituite da un imponente patrimonio di edifici di impianto medievale, assieme ad un apparato archivistico altrettanto esteso, è condizione più che favorevole per passare dalla pura speculazione accademica all'applicazione operativa puntuale.

Si ottiene una analisi della città attuale fondata sulla dinamica dei lotti, proprietà ed usi, che può illustrare tutte le fasi del ricambio urbano sino ad oggi dentro e fuori le case, con l'appoggio del mezzo informatico che consente una costruzione multiuso fra esposizione grafica e scritta, prolungandone effetti di comunicazione sino ad utenti non professionali.

2) Contenuti e architettura del Sistema informativo territoriale

I contenuti tematici dell'analisi e la metodologia adottata permettono una convivenza, sinora impercorribile, fra apporti puramente tecnico-economici - come di abitudine - e apporti che concorrano a formare una cultura della città più sensibile. Per questo si sono uniti i due sottoprogetti che, comprendendo storia socio-proprietaria ed edilizia unitamente ad archeologia e statica strutturale, forniscono una sufficiente figurazione della attuale condizione di ogni singola unità edilizia.

Il Sistema Informativo Territoriale per la città vecchia si appoggia su una Scheda di rilevazione suddivisa in 9 sottoschede. Il rilevamento di sopralluogo sulla tipologia attuale, lo stato delle persistenze e la condizione delle strutture, si accompagna alle informazioni assunte tramite data-base che riguardano l'identificazione topografica dell'edificio e della proprietà, compresa la consistenza progressiva del patrimonio immobiliare che insiste sulle aree originarie.

Questa frammentazione dell'analisi mira a illustrare puntualmente i caratteri dominanti della consistenza edilizia genovese che altrimenti rimarrebbe illeggibile se configurata da un rilievo bidimensionale e cartaceo.

Di qui la denominazione di Mappatura culturale della città vecchia' che comprende 2.540 nn.neri e 7.000 nn. rossi, con una analisi di base per 2.000 edifici, seguita da quella più esauriente di 250 edifici di notevole complessità assieme ad altri 250 edifici di minore complessità.

3) Organizzazione della Mappatura culturale, avanzamento e risultati attesi

L'intiera indagine è progettata come prodotto ottenibile soltanto con un radicamento locale dei rilevatori, scelti fra i laureati della Facoltà con una tesi di tema analogo, suddivisi in quattro gruppi da due persone impegnate nell'area cintata dalle mura del XIV secolo.

La preparazione prossima dei rilevatori è stata condotta dai tre professori della equipe scientifica (Buti, Mannoni, Poleggi) per le rispettive competenze e dall'arch.Bertelli responsabile della formazione tecnica oltre che coordinatore operativo. Si sono aggiunti anche due operatori per la informatizzazione della cartografia topografica e due esperti di problemi archeologici e statici.

Il rilevamento segue un calendario di fasi logicamente progressive: 2 rapporti preliminari a 0 e 6 mesi inizio data per presentazione delle modalità esecutive e verifica dei criteri di analisi, 1 rapporto intermedio a 12 mesi per sistematizzazione iniziale dei dati di identificazione topografica con prime mappe di distribuzione dei fenomeni edilizi e dei processi in atto; 1 secondo rapporto intermedio a 18 mesi data per aggiornamento definitivo della cartografia attuale e costruzione delle mappe ufficiali di prevalenza cronologica e/o tipologica; 1 rapporto finale a 22 mesi.

Seguiranno alcune proposte di comunicazione interattiva, con mappa di riferimento generale dei singoli edifici che, come in tutta l'operazione, sono resi riconoscibili attraverso il codice informatico assegnato dal Comune ad ogni numero civico.

4) Effetti sulla formazione dell'architetto e sulla cultura dei Centri storici

L'intiera operazione, per le sue novità di metodo, discende da una storiografia matura che risulta così anche attenta e preparata ad un conseguente ruolo civile che contribuisca a rinnovare concretamente la vecchia e sterile urbanistica dei 'centri storici'. Ciò avviene mentre nelle Scuole italiane di architettura si è ridotta la tesi di laurea ai soli temi tecnologico-progettuali, rendendo istituzionale il vecchio costume dei progettisti per i centri storici che è del resto la causa prima del loro abbandono quando non anche dello svuotamente interno di ogni edificio storico.

Entro due anni, utilizzando il codice del n. civico, sarà consentito a chiunque consultare le mappe e i dati raccolti, riordinati dentro un quadro di metodo e di ciò che suggerisce lo stato delle cose, per avanzare nuove scelte di intervento conservativo. Soltanto a questo prezzo sarà possibile trasformare con prudenza la qualità di vita del quartiere più popolare di Genova ad un tempo il più nobile e ricco di risorse.

5) Organizzazione dei Laboratori dell'Istituto di Storia dell'architettura

Il Laboratorio delle Metodiche analitiche (MARSC), specializzato in fotogrammetria, e quello di Cartografia e documentazione (CartoLab), annessi all'Istituto di Storia dell'architettura, sono gli strumenti che hanno contribuito negli ultimi quattro anni alla formazione dei laureati che oggi operano in Civis Ambiente. Del secondo fanno del resto parte le apparecchiature che hanno consentito di archiviare i database necessari e predisporre il rilievo informatizzato della Citta Vecchia su cui oggi si può leggere la prima campionatura di rilevamento diretto.
Appendice I

Documento B

Utilità di alcune provvidenze temporanee e confronto di ipotesi

(E. Poleggi)
bozza di relazione personale sulla revisione del PRG (vedi 1. Relazione urbanistica degli Uffici), inviata nel maggio 1995

- Premessa

Nella bozza è bene espresso il carattere tecnico-urbanistico dell'intiero documento che, auspicando che la città vecchia sia riunita alla vita della città più trafficata e genericamente vitale, passa ad esaminare subito la questione del degrado con una correlazione abituale che non lascia spazio ad altre ragioni più generali, in apparenza meno tecniche.

In realtà il degrado è l'effetto più diffuso e percepibile della emarginazione urbanistica ma non il processo determinante della città vecchi; è piuttosto il sintomo evidente di un processo culturale generato dai mostri dei comportamenti settoriali o disinformati degli Amministratori e degli Uffici, dei proprietari e dei residenti, oltre a quelli più gravidi di responsabilità di chi dovrebbe studiare con maggiore attenzione non i luoghi comuni del racconto urbanistico ma una interpretazione strutturale dei processi reali da cui si possano estrarre programmi efficaci.

Stupisce che la bozza, ispirata dall'intento di riequilibrare il ruolo dell'area cittadina, all'attenzione di un lettore comune risulti più preoccupata di una generica salvaguardia storico-culturale (o così sembra?) che di quella funzionalità vivibile che bene o male costituisce tuttora la cultura di ogni città. Insomma occorrerebbe enunciare e ribadire che, a fronte delle qualità e delle enormi risorse storico-artistiche, qui più che altrove si deve attivare e curare lo sviluppo sostenibile - non consumista - considerando la città vecchia come città di pieno diritto.

a) Approccio metodologico (sempre da 1. Relazione urbanistica)

Dando per scontato un quadro di handicap che possono mutarsi in qualità, sembra lodevole il convincimento finale che anche il degrado irreversibile ci sia e sia da affrontare con metodi nuovi, non importabili con il solito armamentario urbanistico.

Di seguito aggiungo in modo più ordinato alcune osservazioni ai paragrafi.

- Cause del degrado

Sono ordinate nei gruppi diesterne, dovute a caratteri intrinseci e di incidenza collaterale ma questo elenco, che è accurato e comprende anche le risorse disponibili, risulta mutilo come se fosse suggerito da un osservatore che rinuncia ad orizzonti di riflessione più ampia, cioè ispirata da una lettura più strutturale, attenta alla natura e alle vicende del fenomeno urbano in Italia.

E' proprio in occasioni di revisioni generali come la presente che ci si deve riferire alla storia singolare del nostro Paese, di radicata natura cittadina: le sue città più antiche e dense di storia sono collocate negli snodi fissi di un vero e proprio sistema urbano immutato dal II secolo a.C. ad oggi.

Se ad esempio affrontiamo il penoso problema del traffico veicolare, da questo `nuovo' punto di vista percepiamo in tutta la sua drammaticità di passato quanto sia impossibile ogni mediazione del fenomeno con il rigido impianto medievale delle vie e degli isolati: una condizione ineludibile per ogni nostra città, fa parte della stessa costituzione paesistica.

Non sarà mai possibile intasarle con le automobili, tutti gli sforzi settoriali per risolverne le relazioni e favorire il traffico veloce con il resto della città 'fuorimura' saranno sempre inutili se non tengono conto del fatto che questo non è un inconveniente passeggero. E' un carattere urbano di imprinting che richiede un nuovo atteggiamento, intellettuale e progettuale; esso cresce via via che si risale ai caratteri profondi di altri aspetti della condizione cittadina, determinati allo stesso modo da secoli nella vita e nella forma.

L'elenco annota con diligenza tutti gli effetti dei fattori 'esterni', cioé della città contemporanea, che - rivelando l'ipocrisia della definizione di centro storico - mostrano lo sganciamento brutale dai luoghi di maggior rendita posizionale e di vita commerciale, denunciano ostacoli agli spostamenti veicolari individuali e in sostanza, con la trascuratezza manutentiva degli spazi pubblici e la distrazione amministrativa, spiegano la condizione di un'area abbandonata dalla collettività.

Non sarebbe inutile aggiungere e motivare una ulteriore causa 'esterna' (la principale?), quella che ogni residente saprebbe riconoscere e che sta nella sovrapposizione di troppe 'idee di abitazione' in edifici così vetusti da mostrare l'originario impianto medievale e perciò nella apparente, anzi ingannevole, impossibilità di trasformarsi in appetibili occasioni residenziali cioè di omologarli al mercato delle aree esterne alla città vecchia.

In poche parole anche l'immagine diversa delle case è un fattore 'esterno', più che la condizione reale in cui si trovano, al punto che uno degli strumenti principali di rinnovo sta nel ritrovare la immagine autentica, non pubblicitaria, di ogni 'casa'.

- Caratteristiche intrinseche e fattori collaterali),

alle successive cause di degrado (illustrate con sistematicità e competenza, per quanto riguarda i caratteri negativi più appariscenti della pessima salubrità e della confusione proprietaria, non aggiungerei in modo così masochistico gli argomenti soliti della onerosità, difficile orografia dell'insediamento e poca redditività che sono armi perenni dell'immobiliarismo di tutti i secoli.

Come 'fattore collaterale', finalmente positivo, sembra invece giunto il tempo che gli Uffici propongano una lettura contemporanea del cosiddetto 'centro storico', di una città che ha bisogno di perfezionare le condizioni di vita degli abitanti attuali - dentro e fuori le case - secondo un quadro diverso e di conoscenze più avanzate, non solo monumentaliste, certo nei limiti di un cambiamento che non sia consumistico ma autentico, quello cioé che è accessibile dalle risorse dei proprietari, dei residenti attuali e della stessa Civica Amministrazione.

L'unico atteggiamento per avviare una politica praticabile e credibile, che possono cioé comprendere gli attuali protagonisti della città vecchia, è allora quello di un equo trattamento che li apparenti agli altri cittadini e, nello stesso tempo, imposti ogni definizione, programma e decisione amministrativa su una conoscenza avanzata che l'Università ha già indicato e attualmente alimenta con la costruzione del Sistema Informativo Territoriale e la Mappatura culturale della città vecchia.

- Ipotesi sulla costruzione della normativa

In modo più generale è una scelta che è presente nella bozza di relazione in esame e viene ripetuta al paragrafo sulle risorse disponibili ma che andrebbe appena più chiarita, trattandosi di una sezione preliminare del documento, a partire dagli equivoci che si possono avere con i termini 'tipologia di interventi ammissibili' e - nella sezione C dedicata specificamente alle proposte - 'livelli urbanistici' di approfondimento e 'isolati pilota'.

b) Cenni storici ... in relazione agli obiettivi del Piano

- Esposizione che profitta bene di una vasta ed intensa letteratura recente, indicando luoghi ed oggetti che spingerebbero ad una programmazione - e progettazione - di stupefacente riconoscimento paesistico ed architettonico.

Probabilmente si dovrebbero sottolineare le principali integrazioni conoscitive che conforterebbero meglio l'impostazione della precedente sezione a) e accrescerebbero il peso di indicazioni programmatiche più coraggiose, che sono insolite in documenti di Uffici, per la sezione C della bozza.

Per unica esemplificazione, in un Piano che individui ed esalti il paesaggio, accrescendo contemporaneamente l'immagine con una politica turistica intelligente e produttiva, si veda la carica strategica che assumono le piazze di mercato, specie quelle dietro la Ripa, i 150 palazzi dei 'rolli' per l'ospitalità pubblica e - perchè no ? - tutte le 'domus magne' che si potrebbero estrarre dal silenzio dei secoli, senza per questo mortificare le stratificazioni successive.

c) Contenuti programmatici e ipotesi di intervento: gli isolati pilota

Pur individuando 'luoghi' e 'manufatti' da valorizzare perchè capaci di riscattare il contesto, questa sezione pare costruita con argomenti di gracile strutturazione, non poggiando con molta sicurezza su contenuti autentici, gli unici a suggerire programmi credibili.

In seguito si opera doverosamente sui tre livelli del Piano (PRG, Unità edilizia, isolato) a cui affianco le osservazioni seguenti.

- livello urbanistico: una opportunità di azione sui fattori esterni e nodi di certezza da riaffermare.

1. centro storico e porto antico come centro della città:
nuove funzioni e investimenti debbono esaltare il ritorno alla città vecchia come occasione di ampio respiro culturale - cioè di nuovi e più autentici comportamenti - per tutti i genovesi oltre che per i residenti che ci sono e ci debbono restare, non per rileggervi una possibilità di aprire cantieri ad ogni costo (v. ultimo disegno di Legge speciale De Angelis).
2. accessibilità e parcheggi:
scelta positiva e di senso comune, realizzata in tutte le città europee di questo nome; gli strilli contrari degli investitori (ce ne sono davvero?) e dei bottegai sono comunque prevenuti, al limite istintivi 'riflessi di Pavlov'.
3. perimetrazione della città vecchia come zona di recupero:
scelta positiva cui si debbono aggiungere dettagli di chiara politica dell'immagine, ma anche di governo urbano, come riconoscere alla città vecchia determinati ingressi storici, oltre che le due porte monumentali, da scegliere con attenzione rispetto all'origine, alla continuità di uso ed alle funzioni attuali delle aree correlate .

Importanti anche i belvederi storici (Porta del Molo, Lanterna, Bastione di S. Giorgio, Montegalletto, ecc.) in modo che la città vecchia appaia come un oggetto isolabile da vedere e da raggiungere; si veda il saggio introduttivo di Poleggi per la Relazione Ilres sulla politica turistica del Comune di Genova (1981), mai diffusa ma ricca di documenti e interviste significative.

4. localizzazione di quattro ambiti di risanamento
Valgono le riflessioni di cui subito sopra; le necessità reali di recupero e di contestualizzazione degli effetti di ricaduta positiva non possono essere estranee ai particolari caratteri da valorizzare: occorrerebbe sapere quali sono per comprendere la coerenza della scelta.

5.conferma o superamento normativo:
- Il costruito
l'accordo comune sul taglio 'puntuale' dell'analisi supera di un colpo tutte le fasi storiche affrontate dalla C.A. dal 1958 ad oggi, soprattutto l'estrema frammentazione dell'analisi per n. civico consente - mediante ausilio dello strumento informatico - di giungere ad una lettura generale e individuale delle diverse modalità di sviluppo, anche geometrico, seguite dal primitivo impianto lottizzativo.
- Le unità edilizie
Da questo punto di vista lo sviluppo delle singole trasformazioni di ogni unità, che si può raggiungere ripartendo da una scelta metodologica inusuale della storia edilizia cioè dalla materia invece che dalle categorie critiche, trova qui il massimo dell'impegno di rilevazione e di successiva interpretazione dei diversi processi proprietari che hanno cambiato con innumerevoli fasi la dinamica della stessa consistenza interna ed esterna di ogni edificio.
Insomma serve finalmente l'analisi polverizzata perchè si osserva la materialità della città vecchia in verticale, orizzontale e trasversale ma non conduce a conclusioni positive se non si elaborano ragionevoli sintesi tipologiche e conclusioni di politica urbanistica particolareggiata.
Utile l'indagine temporanea ma, anticipando quella del Laboratorio di Cartografia e Documentazione dell'Università, introduce categorie e passaggi che non reggono allo scopo se non di una prima indicazione mancando appunto della registrazione ed elaborazione contestuale di quella complessità diacronica in tre direzioni che abbiamo proposto all'inizio della collaboraziopne fra Università e Comune.
- Gli isolati
Trovo pericolosa o almeno acrobatica l'analisi di isolati-campione per indirizzare e/o prefigurare soluzioni progettuali e normative.
Intanto perchè parte dalla convinzione abituale che il Comune debba prepararsi ed ovviare ad ogni richiesta del privato secondo schemi di azione compiuta e rigidamente finita entro limiti spaziali esistenti. Appartiene alla tradizione storica di una disciplina che ha soltanto un secolo, più applicata in regimi monocratici che oligarchici o repubblicani, come i Comuni medievali; nega irrealisticamente che il cambiamento possa avvenire per gradi, seguendo i binari del lotto di partenza, del piano di proprietà o dell'appartamento come è sempre avvenuto secondo linee di minor resistenza.
Esistono 'tipologie' compositive di isolato e/o di edificio, ma ai fini programmatici esse possono essere utilizzate secondo la valenza squisitamente contemporanea degli usi, non per essere estese alla comprensione di un costruito diacronico come quello della città vecchia di Genova che trova invece la sua chiave nella dinamica di ogni singola storia proprietaria.

Che cosa deve salvaguardare il Comune in un abitato eccezionale, complesso e monumentale come il nostro?

Oggi, come in un museo di storia urbana, vivente, vi si raccolgono gerarchie, e in esse 'generi' o 'modelli storici' edilizi perduti per sempre altrove in Italia e in Europa, che si potranno acquisire ed illustrare soltanto quando la Mappatura culturale della città vecchia avrà oltrepassata la metà del tempo a disposizione.

Per ora immaginiamo una gerarchia di priorità che vanno dalla sopravvivenza degli abitanti alla nobiltà di una scena urbana di grande qualità artistica: dai generi di case sottoposte a rischio statico imminente per finire con un itinerario articolato lungo il quale si possa ammirare fuori e dentro la civiltà cittadina dei 150/200 palazzi 'dei rolli'.

Non potendo ancora leggere le tavole analitiche cui accenna la bozza, mi limito ad osservare ancora su:

* Schematizzazione degli interventi strutturali e puntuali:
occorrerà discutere le gerarchie, squsitamente di immagine, che andranno a formarsi nella selezione di maggiore o minore dettaglio delle parti su cui intervenire, a partire dalla quadratura architettonica di facciata e dalla sequenza bottega-atrio-cortile-scalone.
* Chiusura dei vicoli:
in una città come la nostra è un processo che si ripete più volte nei secoli con non pochi significati per i mutamenti di itinerari e gli accorpamenti in edifici nuovi (v. età tardomedievale, secondo '500, '700 e seconda metà del secolo scorso).
Vi sono studi parziali della Commissione Romano.
*'Modi di intervento' e 'Ipotesi progettuale' sono definizioni interessanti da verificare.
I due 'modi' esemplificati, riferiti alla selezione pubblica degli 'interventi di alleggerimento' in grado minore e maggiore, sono sempre prigionieri di una logica 'di appoggio' pubblico al costume demolitorio proprio degli interessi privati - coalizzati da Società o Imprese - che non risponde all'opinione diffusa tra i residenti o tra coloro che sanno come la trasformazione di ogni città avviene sempre per gradi, dal di dentro delle case più che dagli sventramenti.
Sono ovviamente una eredità normativa che ha pesato moltissimo su Genova, fra le rare città italiane che abbiano realizzati tre Piani particolareggiati così come erano stati decretati mezzo secolo prima (1931), demolendo 'a raso' intieri sobborghi medievali come Lanaioli, Portoria e Madre di Dio che - allo studio accurato di tesi recenti - erano certo in condizioni migliori delle aree tuttora conservate dentro le mura del XII secolo.

2) Stato attuale e interventi modificativi di piano

Vi sono utilissimi dati che, spero, potremo utilizzare nella Mappatura in corso.

Sulle forme di dettaglio che delimitano gli interventi pubblici sarà meglio un incontro diretto di persona, più agevole e proficuo.

3) Servizi

c.s.
Appendice I

Documento C

Schede temporanee compilate dall' Ufficio

(vedi Relazione, p.4, [[section]] 4)

0. Premessa operativa

E' difficile per ora ottenere dai colleghi universitari che seguono la Mappatura una valutazione collettiva dei documenti preparati dal Servizio Urbanistica per l'attuale revisione del PRG; esistono cautele tradizionali quanto agli esiti della ricerca disciplinare oltre che numerosi impegni pregressi e reali indisposizioni fisiche.

Poichè questo documento, promesso ai responsabili del Servizio Urbanistica nel novembre 1994, rimane impegno personale di chi scrive, i suoi contenuti si limitano ad accogliere alcune valutazioni sul metodo, la ripartizione delle osservazioni, eventuali discrepanze di valutazione ed infine - nei limiti di tempo e di competenza di chi scrive - in merito alle proposte di possibili interventi .

1. Metodo

a) riferimenti culturali generali
Come si dice già nel commento informale alla bozza di Relazione, l'atteggiamento generale è correttamente riferito alla lettura della dinamica particellare ma è fatalmente prigioniero di una operatività e di una esperienza individuale, non confrontabile computisticamente fra componente e componente, all'interno ed all'esterno della scatola iconica della costruzione. Il risultato è che ogni dato rimane solo, senza remissione nè speranza di sintesi utilizzabili nella comprensione dei numerosi processi che si vogliono governare.
b) modalità esecutive e di presentazione sintetica-grafica dei dati
Utili e logicamente crescenti le schematizzazioni ai diversi livelli analitici e temporali.
c) riserve sulle fonti universitarie consultate
Con l'accesso riservato alle recentissime tesi sui 'palazzi dei 'rolli', conservate nel Laboratorio di Cartografia e Documentazione, l'impianto generale delle schede di edificio sfiora una eccessiva puntualizzazione filologica che non sembra economica alle necessità del Servizio, nè può essere resa di pubblico dominio senza autorizzazione degli Autori e dei Relatori.

2. Discrepanze di valutazione

a) Immagine generale degli isolati. Note alle schede

Isolato 1
Piazza Sauli, 3
Accurata descrizione di distribuzioni verticali e sopraelevazioni, senza cenni alla leggibile conservazione dell'intiero appartamento padronale - appena soppalcato - che mostra invece tutto il soffitto ligneo con grandi travi su mensole, ecc. della riforma tardomedievale.
Via Canneto il Lungo, 17
Tutte le parti dell'edificio sono una sola opera d'inizio '600 che incorpora un lotto medievale a mare (civ.15), altri distinti su vico Formiche con diversi 'attraversamenti' proprietari fra un lotto e l'altro dell'isolato che - senza essere notati - costituiscono il marchio singolare di tutta la Città vecchia.
Isolato 2
Emerge una giusta gerarchia dei caratteri e valori architettonici cui d'altro lato, come diciamo più sotto, si accetta una totale storicizzazione dei traumi bellici.
Isolato 3
Lettura sufficiente.
Isolato 4
Lettura correntemente sufficiente ma, troppo appoggiata su schede compilate da oltre un trentennio, rischia di non esprimere il nuovo modo di analizzare la città vecchia.
Il portale del civ.21 è certamente 'carloniano', la scala ha subito violente amputazioni in prò della bottega contigua di fornaio.
N. B.: La tav.5 reca un prospetto su via di Mascherona dichiaratamente rovesciato.
Isolato 5
Lettura che centra a sufficienza la natura mista dell'insediamento, senza dimenticarne i minimi valori.
Isolato 6
Dalle tavole si evince molta attenzione agli atri e alle modalità di disimpegno verticale.

3. Carattere delle proposte di intervento

a) prevalente

Perseguono tutte una identica politica dello svuotamento interno di ogni 'insula', oltre ad esaltare quasi sempre le sole qualità architettoniche visibili dall'esterno. Nessuna osa penetrare nei modelli di abitazione che si raccolgono in quantità dentro queste storiche 'insulae': occorrerebbe individuarli, soppesarne le condizioni di uso e comprendere se si possano dare anche sostituzioni, restauri, ecc.

b) per isolato

Isolato 1
Nella sua diligente organizzazione funzionalista risanatrice e valorizzatrice dei caratteri monumentali, proprio in questo Isolato la voce 'Alleggerimenti volumetrici' richiama una cultura urbanistica antica, oggi apparentemente sconfitta su tutti fronti della critica e della realtà. Perchè la questione se abbattere del tutto o in parte le case medieval (A, A1, B, B1), rimaste imprigionate dietro il grande accorpamento dei palazzi Giustiniani di fine '600, è nella lenta attuazione di interventi come questi, una pura dichiarazione di principi che nulla ha ricavato dalla lezione della storia dei suoli cittadini e degli immobili via via sovrapposti e lentamente intrecciati.
Se mai occorrerebbe una interpretazione delle strategie ambientali (pubbliche) e immobiliari (private), insomma una previsione interpretativa degli interventi realmente fattibili dalla città e in particolare da questi proprietari oltre che realmente richiedibili da questi inquilini.
N. B.: Preoccupa la notizia di una autorimessa sotto l'area della piazza Giustiniani che conserva sicuramente le fondazioni delle case medievali demolite nel sec.XV per ampliarla.
Isolato 2
Buona lettura e interpretazione della dinamica edilizia e architettonica, con giusta gerarchia valutativa delle presenze dominanti; in realtà, salvo palazzo Saluzzo Granello tutto diverso dal suo vicino omonimo di Canneto, le proposte sembrano far giustizia - sempre con le cautele di principio avanzate nella voce iniziale - delle distruzioni belliche profittando di una rara occasione di ricomposizione urbanistica.
Isolato 3
La ripetizione di proposte di restyling urbano, sia pure in presenza di edifici in c.a. su sedime originario, solleva facili sospetti di una urbanistica stereotipata.
Isolato 4
La situazione concede via libera all'immaginario progettuale ma non è detto che il giardino di Luca Giustiniani, oggi parte del sedime dell'Asilo, non possa ricomparire ad un eventuale sterro con muuri muretti ecc. come si evince in parte da un disegno planimetrico ritovato di recente.
Più credibili le ri-destinazioni d'uso dei pianterreni su via S. Bernardo.
Isolato 5
Proposte squisitamente tradizionali, con qualche preoccupazione per la creazione di 'cortili condominiali' che significherebbe, a ripetersi, una standardizzazione incredibile di aree di pertinenza fatte tutte diversissime dalle bizze della storia proprietaria e del gusto.
Isolato 6
Non leggibile.
(e. p.)

Unione Europea
Comune di Genova
UNESCO World Heritage

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