1. Prima indagine applicativa

(comparti individuati dal Servizio Urbanistica)

1.1. Stato di avanzamento della rilevazione - esiti numerici e produttivi della prima campagna

L'avvio delle operazioni di rilevazione si caratterizza per una forte attenzione al controllo ed al monitoraggio della coerenza interna e delle difficoltà incontrate, cui era opportuno si contrapponessero immediate sperimentazioni operative e verifiche approfondite. Fase che ha visto quindi una `produttività esterna' estremamente ridotta.

Giunti alla prima consegna dei risultati operativi, possiamo verificare come, invece, la fase di rodaggio e di verifica della rilevazione, momento centrale dell'indagine, abbia - in corrispondenza dei provvedimenti e delle valutazioni più avanti esposti - dato luogo ad un notevolissimo avanzamento delle operazioni, attestate poco al di sotto dei 500 civici rilevati. Soltanto una parte di questi risultati, per ovvie ragioni operative, ha costituito la base per la redazione delle tabelle a doppia entrata e delle prime carte di inventario.

Abbiamo scelto, a tale proposito, di non incentrare il rapporto sulle sole unità edilizie oggetto delle proposte meta-progettuali avanzate dal gruppo di lavoro per la revisione del Piano regolatore generale, ma di proporre, proprio per le caratteristiche dell'indagine in corso, un confronto in termini di contestualizzazione dei fenomeni e di verifiche di relazione fra i contesti individuati.

Al di là dei temi individuati nell'area di primo insediamento, è necessario far emergere fra gli altri:

I risultati raggiunti, anche in questo campo, pur non privi di carenze, sono anch'essi caratteristici di questa prima e più problematica fase del sopralluogo.

E' inoltre opportuno ricordare che, in occasione della mostra Riabitat, che ha visto la partecipazione di Cartolab presso lo stand Arred (v. Appendice I a), è stata pubblicata una prima sperimentazione delle modalità di presentazione proposte per la comunicazione dei risultati. E' stato infatti inserito sul server dell'Istituto di Storia dell'architettura, e reso disponibile in Internet, un prototipo di sportello informativo delle attività del progetto Civis. Sono in particolare leggibili:

L'indirizzo per la consultazione (URL: http://services.arch.unige.it) è stato oggetto di numerose visite, anche da parte di studiosi di differenti Università della Comunità europea.

(c. b.)

1.2. Efficacia della scheda: primi saggi di selezione delle voci

1.2.1. Criteri di elaborazione dei risultati

Per la natura necessariamente sintetica di questo rapporto, ove gli elementi più significativi emergono da una lettura di fenomeni collettivi e non dalla minuta analisi e dal raffronto di elementi alla scala del singolo individuo edilizio, si è scelto di presentare i soli dati relativi alla scheda edificio, rinunziando peraltro alla distinzione topografica dei diversi corpi nella presentazione dei dati.

La correlazione, ad esempio, con la condizione delle strutture verticali di un singolo edificio non sembra consentire, nella fase attuale raffronti dotati di adeguata significatività. Numerose sono infatti le occasioni in cui le schede analitiche sono utilizzate per riportare fenomeni tra loro non confrontabili, o confrontabili soltanto con riferimento indiretto, passando cioè da una sintesi verticale, ottenuta dalla collazione (report relazionale) di più fenomeni alla scheda edificio.

La scelta effettuata, sicuramente una notevole semplificazione, ha comunque consentito di evidenziare i grandi fenomeni di sintesi atti a consentire la revisione del rilevamento e la contestualizzazione delle attività conoscitive svolte dagli Uffici.

Un esempio della nuova qualità della conoscenza così ottenibile emerge anche da una superficiale valutazione delle schede di presentazione (appendice III) che consentono di effettuare, seppur mentalmente, una prima sintesi verticale (per edificio) dei dati raccolti. Le schede riportano soltanto alcuni tra gli elementi raccolti; la dimensione del corpo di fabbrica appare infatti adeguata soprattutto alle finalità dell'analisi archeologica ed a tale scopo i dati sono preordinati.

Solo l'articolazione attorno alla unità tecnico-strutturale (entità che prende corpo a partire da questo rapporto, v. capp. 2-3) consentirà una più adeguata rappresentazione dei dati strutturali.

Dobbiamo inoltre avvertire il lettore di alcune discordanze tra i dati numerici riportati nelle tabelle e quelli risultanti dalle carte tematiche. Discrepanze che sono tuttavia soltanto apparenti. Infatti:

(c. b.)

1.2.2. Esiti di interesse storico-abitativo negli areali sinora rilevati

Le `insule' analizzate riguardano 290 (poligoni), di cui 15 non abitati; gran parte di esse si concentra fra la palazzata Sud di via S.Lorenzo e quella Sud di via S.Bernardo, via di Porta Soprana e salita del Prione, oltre alle `insule' attorno la Cattedrale, vico Casana e via Luccoli, piazza delle Vigne e via Orefici, via Lomellini e attorno l'asse di vico della Croce Bianca.

Immaginando un primo bilancio `urbanistico', nelle sole aree analizzate la congiuntura sembra dominata per 1/5 da una assenza totale di manutenzione rispetto al doppio di edifici a setti continui con solai lignei e di edifici a setti continui con volte. Se più avanti i numeri confermassero in modo così analitico ciò che ormai è luogo comune, la convergenza di sistemi strutturali di lunga durata senza manutenzione con la crescita parallela di interventi recenti indicherebbe una ravvicinata e pericolosa soglia di non ritorno per un manufatto urbano che appare miracolosamente rifatto, lotto per lotto, al 50% degli edifici di cui almeno 2/3 sono definiti come interventi edilizi pluricellulari e l'altro terzo come interventi lottizzativi.


Tav. 1 - Tipi attuativi negli ambiti rilevati

Ricordando la provvisorietà di queste note occorre tener presente che le prime indicazioni, quelle più generalizzabili, vengono naturalmente dalle voci `tipologiche'. Sono familiari a chi possiede una formazione da architetto, ricevendo così una definizione sintetica molto anticipata rispetto alla durata della analisi individuale, prevista dalla sottoscheda `edificio'. La doppia versione scelta in questa occasione, che non dimentica una attenta osservazione di Carlo Aymonino, vi introduce positivamente una situazione critico-dialettica fra l'osservazione dell'immagine complessiva di uso fuori-dentro (tipo connotativo) e le modalità originarie dell' impianto produttivo edile (tipo attuativo).


Tav. 2 - Epoca apparente degli edifici negli ambiti rilevati

In questo modo la lettura `tipologica' riafferma l'analisi sincronica della città esistente, lasciando ad altra voce (epoca apparente : prevalente o antiquaria) una interpretazione epocale più impressionistica e comunque di utile controverifica con il tipo connotativo, senza che la percezione e le sintesi complessive si irrigidiscano su riflessioni archeo-filologiche che saranno integrate a compilazione compiuta.


Tav. 3 - Tipi connotativi negli ambiti rilevati

Sul piano dei tipi connotativi un primo esame dell'area urbana a Sud di via S. Lorenzo suggerisce una diffusa prevalenza di case di affitto di età moderna e contemporanea (2/3 del totale) e di palazzi nobiliari (di età) moderna , con medie riscontrabili ovunque.

Più confusi, per l'area minima analizzata, appaiono i tipi predominanti attorno la Cattedrale come le case popolari di età moderna e le case di affitto contemporanee, del resto presenti anche alla base di via Luccoli.

Netto è invece il panorama della grande `insula' del Campo, pur se schedata per metà, dove prevalgono le case popolari di età moderna.

Come si è premesso, nella schedatura dei vari gruppi in genere non si riscontrano incertezze, o situazioni che portino a risposte incerte, nella compilazione di queste voci `tipologiche'.

Medesimo atteggiamento dei rilevatori si coglie a proposito del `tipo attuativo' che, per le aree citate, nella versione intervento edilizio pluricellulare appare molto presente ed equamente diffuso, come già si dice più sopra; è il processo ripetuto in più epoche successive, ovviamente intuibile fra la collina di Castello e San Lorenzo dov'era il `sito' di fondazione della città e l'area del primo recinto murato (IX secolo, circa 20 ha).

Nell'area analizzata rimane infine sorprendente la diffusione del genere `palazzo' (87 contro 200 `case'), se si ricorda che al 1664 nell'area urbana totale i `palazzi dei rolli' che avevano conseguito la migliore posizione erano appena 94.

(e. p.)

1.2.3. Esiti negli areali rilevati con edifici di riconoscibile autenticità materiale

L'analisi archeologica adottata (primo rapporto 2.4) corrisponde alla parte conoscitiva di una diagnosi archeologica, del tipo previsto, ad esempio, dalla legge 25/87 della Regione Liguria. La seconda parte di tale diagnosi si occupa dello stato dei materiali, e delle eventuali cause del loro degrado, non dipendenti da problemi statici: invecchiamento; agenti naturali più o meno inquinanti; deperimenti da uso.

In tutti i settori dell'archeologia, non solo in quello del costruito, esiste un aspetto applicativo che riguarda la conservazione dei manufatti, ciò perché le conoscenze archeologiche sono per loro natura molto legate ai materiali ed alle tecniche antiche, o tradizionali, e fanno spesso uso di analisi scientifiche (archeometria) che implicano precise conoscenze geologiche, petrografiche, chimiche, fisiche e botaniche, dei materiali stessi. Non è possibile, ad esempio, conoscere il sapere empirico dei maestri antelami che operavano a Genova senza conoscere la natura petrografica, le cave antiche, le caratteristiche tecniche ed il comportamento alle piogge, naturali o inquinate, del calcare dell'Antola, o pietra nera di Promontorio.

Non è comunque possibile sviluppare in dettaglio lo stato di conservazione, e le eventuali cause di degrado, di tutti i materiali visibili in un edificio, se di questo non si possegga prima di tutto una dettagliata analisi stratigrafica, e non si conducano, oltre alle osservazioni, campionature ed analisi di laboratorio. Si è cercato perciò di introdurre nelle schede alcune osservazioni più importanti che riguardassero il degrado, in modo che fosse possibile sapere subito se un edificio avesse bisogno impellente di analisi specifiche su alcuni materiali.


Tav. 4 - Caratteristiche e diffusione del degrado negli ambiti rilevati

Dopo il primo gruppo di edifici schedati è possibile dedurre delle considerazioni che era impossibile prevedere sulla base di esempi singoli, quali erano disponibili prima. Questi, tuttavia, essendo stati analizzati nei particolari, permettono di capire meglio certi fenomeni generali.

Scheda edificio. La voce degrado è molto generale, ma spesso la localizzazione è nelle finiture, e si tratta perciò di degrado superficiale dei materiali esterni, le cui caratteristiche raramente possono essere indicate a vista. La voce umidità ha rilevato una presenza assai maggiore del previsto, ed è quindi uno dei fenomeni che peggiorano la qualità della vita nel centro storico di Genova. La localizzazione dell'umidità permette di capire, in senso lato, che esistono spesso cause di mancata manutenzione (perdita del tetto, dei pluviali, degli scarichi, ecc.), ma sono pure frequenti le cause di risalita, anche in strade dove è difficile pensare alla presenza di falde acquifere naturali. Si sa per esperienza particolare che, in questi ultimi casi, si hanno perdite di cisterne abbandonate, ed infiltrazioni di acque piovane dalle strade e dalle chiostrine nelle fondazioni. Sembra quindi che la regolazione completa delle acque sia uno dei grossi problemi da affrontare sia a livello pubblico, sia a quello privato.

Scheda elevati. La voce degrado intonaco permette una prima e generale interpretazione delle cause: se cioè circolano, in uno dei sei modi conosciuti, acque tra il muro e l'intonaco, o se esse si limitino a ruscellare all'esterno, e quanto ciò abbia eroso la superficie. Il primo gruppo di schede evidenzia come gli intonaci protettivi dei muri esterni siano fra i materiali più degradati, ma ciò era ovvio. La voce degrado coloritura si lega alla voce precedente. Esistono però delle apparenti incongruenze, perché si osservano spesso zone molto degradate ed altre ancora colorate. Ciò può dipendere da motivi stratigrafici (intonaci di epoche differenti), ma anche dalle cause stesse del degrado, spesso concentrate in alcuni punti.

Scheda atrio. La voce degrado atrio è generale e, come nella scheda edificio, interessa i materiali solo quando sia indicato la specificazione "finiture". Anche negli interni comuni ciò è frequente, ma le cause non sono di facile determinazione con le semplici osservazioni; quando esse siano le acque di risalita ciò può essere ricavato dalla già illustrata voce "umidità".

Nelle altre schede (orizzontamenti, scale e coperture) le voci degrado riguardano le strutture e le ragioni statiche; solo in qualche caso esistono fenomeni misti.

(t. m.)

1.2.4. Esiti dell'indagine statico-tecnologica negli areali rilevati

Nel riferire sull'impostazione del progetto di indagine strutturale per la città vecchia genovese e sui primi risultati delle indagini in atto, è bene premettere alcune considerazioni sull'aspetto tipicamente materico dei suoi componenti -- gli edifici -- e sui criteri di lettura statico-tecnologica su cui il progetto si basa e si imposta.

Tali considerazioni scaturiscono dagli studi da me condotti, ed in atto, alla Facoltà di architettura e dall'esame diretto di numerosi manufatti in occasione delle campagne diagnostiche sul Quartiere di Pré del gennaio '91 (Attività sperimentale - Analisi statica di supporto alla progettazione esecutiva, Intervento sperimentale Legge 94/82 - art. 4) e su quello di Porta Soprana per conto dello I.A.C.P. e della F.I.L.S.E - S.T.E.R., alcune delle quali ancora `in itinere'.

Dirò subito che la lettura statico-tecnologica di un edificio della città vecchia si può fare esclusivamente entrando in contatto diretto con l'edificio medesimo, toccando con mano i suoi componenti strutturali e verificandone lo stato nel disegno d'assieme che li governa e li assembla nel formare la maglia resistente.

Inoltre, una lettura fatta per individui singoli - contraddistinti per numero civico o proprietà - non è sufficiente dal punto di vista statico in quanto, sia in origine che per contatti divenuti sempre più stretti tra i componenti è opportuno considerare gli edifici come parte integrante, anelli, di una catena strutturale unica.

Al tempo stesso, ogni individuo ha una storia sua propria, è frutto oggi di una serie di vicende più o meno naturali, manomissioni diciamo pure, che lo hanno segnato in modo del tutto diverso da un altro anche se i caratteri iniziali potevano essere gli stessi, materiali e tecniche costruttive con cui è stato realizzato.

Lettura individuale dunque, ma nel contesto di una maglia unica che accorpa spesso i manufatti anche al di là delle discontinuità spaziali dei vicoli e dei cavedi.

Una possibile suddivisione a priori può essere fatta tra edifici di tipo pseudomonumentale, fatti in ogni epoca per durare nel tempo al di là dei propri artefici e promotori e gli altri di edilizia abitativa corrente dove i risparmi e le carenze dei componenti si spingono in ambito strutturale creando, ovviamente, situazioni di potenziale rischio quando il degrado per agenti naturali o interventi inconsapevoli ne abbia alterato i fattori di equilibrio.

Abbiamo già detto inoltre nella "Presentazione delle modalità esecutive" che possiamo per ora escludere da questa indagine edifici in cemento armato di età contemporanea e altri sedi di società, enti pubblici, esercizi commerciali, ecc., incompatibili certo con condizioni di accentuato degrado.

Al di là di questi casi particolari non si può escludere che anche recenti interventi manutentivi siano stati eseguiti da privati nella più completa ignoranza della statica e che sotto facciate e tetti rifatti a nuovo si celino, specialmente nella parte bassa dell'edificio, situazioni di grave disagio strutturale per tutto il complesso; gli esempi, purtroppo, non mancano.

Alla luce di quanto esposto, nell'impossibilità oggettiva di poter visionare in modo diretto tutti gli edifici delle zone in esame penetrando al loro interno, la parte strutturale delle schede di rilevamento sarà compilata in modo esaustivo solo quando le condizioni di ispezionabilità sussistano a pieno; esse schede quando complete serviranno, comunque, da campione e guida ad ulteriori successive campagne di mappatura che possano esaminare quei manufatti ad oggi non disponibili, il tutto secondo quei criteri di lettura che saranno ormai divenuti abituali.


Tav. 5 - Tecniche costruttive degli edifici negli ambiti rilevati

L'aspetto strutturale di un edificio viene evidenziato dalla descrizione dei suoi propri componenti (posizione, ruolo, connessioni, ecc.), tenendo in debito conto le interreazioni con quelli limitrofi, e da quelle del loro stato di degrado, funzionale e materico. Tali componenti, per delineare in breve i caratteri più ricorrenti del costruito genovese, sono:

Su questi elementi base ruotano e si impostano le maglie resistenti con una serie di contatti mutui tra essi che determinano o meno la stabilità e sicurezza del singolo edificio come di una serie di essi. Altri componenti solo apparentemente minori si aggiungono quali, ad esempio, le catene metalliche che garantiscono l'effetto scatola o i puntoni di contrasto tra edifici prospicienti lo stesso vicolo.

Una lettura statica attenta non può trascurarli in quanto tasselli fondamentali di una logica costruttiva e ricorrente, al pari degli ispessimenti localizzati di pareti sottili in corrispondenza dei contatti con le travi principali di solaio o dei legami metallici,stanghette o sogofese, tra teste di trave e murature di contorno.

Purtroppo:

Le situazioni più a rischio sono, ovviamente, nei muri portanti dei piani bassi ed è qui che si ha maggior carenza di informazioni in quanto gli appartamenti o locali che vi si trovano -- con un mercato immobiliare ridottissimo se non per abusivi o disadattati -- sono abbandonati o, per lo meno, non ispezionati assiduamente con la cura dovuta.

La pratica dell'autogestione del patrimonio immobiliare da parte del privato cittadino, o del così detto fai da te - quando ci si confronta con problemi di equilibrio locale e complessivo, quando non ci si è resi conto di far parte di un disegno strutturale unitario - non è vincente, anzi può essere oltremodo dannosa per il singolo e la comunità stessa, e non solo dal punto di vista economico.

Per ritornare alla scheda, già descritta nella "Presentazione delle modalità esecutive", senza entrarne nel dettaglio, dirò che si sono operate alcune correzioni che ne rendono più agile la compilazione e più chiara la comprensione finale la quale si avvale peraltro di adeguate spiegazioni tecniche di commento alle varie voci. Rimane inteso - giova ripeterlo - che la parte strutturale della scheda viene esaurita se e solo quando le informazioni sono esaustive e di prima mano, il che implica la disponibilità all'accesso negli edifici e la loro ispezionabilità interna. Senza dubbio, poter disporre di rilievi sufficientemente attendibili non solo facilita tutta l'operazione ma permette inoltre, nell'anticipare certe letture, di ridurre i tempi di visita; la zona di Porta Soprana è in questo senso facilitata non poco.

Questi, in sintesi, i punti chiave della fattibilità di una schedatura tecnica che non può prescindere da esami diretti sugli edifici di cui vuol descrivere e segnalare lo stato materico al momento attuale per mettere in condizione l'utenza di assumere decisioni del tutto motivate e consapevoli sugli interventi futuri.

Una visualizzazione diretta di alcuni dati che sono già emersi da questo primo lavoro di schedatura strutturale è rappresentata da alcune carte tematiche dove si sono messi in evidenza:

In base ad un giudizio motivato da più e diversi segnali di sofferenza materica sui componenti la maglia strutturale del manufatto si evidenziano qui quegli edifici che, tra i loro problemi, pongono in priorità quello del riassetto statico, del consolidamento, ed in sistesi della sicurezza.

E' da dire comunque che i dati finora in nostro possesso non hanno, ovviamente, il suffragio dei grandi numeri per poter permettere una interpretazione esaustiva, e quindi corretta, a quanto sta emergendo sullo stato e composizione dei corpi di fabbrica. Purtuttavia, si intravvedono già segnali significativi e tendenze presenti nel tessuto architettonico del centro storico che lo caratterizzano in modo inequivocabile.

Fermo restando il confronto, la lettura incrociata di tutte le componenti conoscitive che concluderà la ricerca, dandole un senso compiuto, mi sento già, attraverso l'esame dei primi 500 campioni esaminati, di riferire, ad esempio che:

Sul degrado strutturale che pone i manufatti (75) in un'alea di potenziale rischio, o che per lo meno impone un'attenzione primaria su questo aspetto in caso di recupero, bisognerà attendere altri dati o, meglio, poter ri-vagliare ed arricchire le schede già compilate di quelle informazioni che, per le ragioni esposte all'inizio, non è stato ancora possibile elaborare e, talvolta, neppure reperire.

(a. b.)

1.2.5. Esiti dell'indagine - La morfologia degli edifici

La struttura dell'indagine prevede la rilevazione della distribuzione (campo tipo_edificio nella scheda edificio) dei diversi corpi edificati. Rilevazione che è in parte affidata ad una lettura della pianta, attraverso i rilievi disponibili, posti a confronto con le risultanze della rilevazione, in parte affidata ad una sintesi alfanumerica, con un codice composto dalle seguenti parti:

Ciò consente una classificazione dei tipi distributivi (o tipi tout court, se ci riferiamo all'origine del termine, coniato proprio ad indicare il carattere distributivo dell'edificio nella Francia del XVIII secolo, in un momento in cui il tema della soluzione del corpo triplo era al centro della riflessione degli architetti) adeguata ad una lettura sintetica. Consideriamo infatti la seguente figura:

fig. 1 - Tipologia distributiva. Non casualmente la figura è composta secondo le modalità adottate da J. L. Durand negli schemi delle sue lezioni all'Ècole Polytechnique (1805)

Risulta assai evidente il problema che durante il XVIII secolo si costituisce proprio come problema tipologico, la soluzione del triplo corpo, dà luogo spesso a prospetti articolati, a vuoti o cortili interni, a soluzioni distributive complesse che riarticolano la propria condizione distributiva rispetto alle possibilità insediative (privilegio del lotto d'angolo, etc.).

Seppure la tipica distribuzione genovese, quella dei `quattro cantoni', che caratterizza la produzione della villa e del palazzo più tradizionali, sia estendibile verso il corpo triplo in profondità, le esigenze della produzione sembrano richiedere molto di più, la soluzione del corpo triplo con lati ciechi (perchè inserito tra edifici esistenti.

fig. 2 - Palazzo di villa o palazzetto -- la soluzione a `quattro cantoni'

Soluzioni più articolate sono generalmente presenti nella vasta produzione della famiglia Ricca, ma non sono facilmente reperibili ove, alla fine dell'età moderna o nel corso del XIX secolo si provveda al rinnovo speculativo di edifici preesistenti.

La grande dimensione, la ristrettezza dei lotti, la stessa tradizione distributiva che offriva già modelli in qualche modo deprivati (si pensi ad esempio all'edilizia sette-ottocentesca del Ponente in cui trionfano le stanze buie, frutto dell'incremento o addirittura del raddoppio di corpi multipli, senza ulteriori articolazioni della pianta - il tipo g7D) danno luogo a soluzioni che privilegiano, ancora secondo la tradizione, la chiostrina al cortile, il cavedio al distacco, la stanza buia all'apertura del prospetto.

Non si può inoltre dimenticare come negli stessi periodi abbia luogo un fenomeno di senso opposto, da un lato i grandi edifici tendono ad essere organizzate per piani/appartamenti (per divenire le maisons de rapport), mentre di converso lo stesso periodo vede un miglioramento delle culture abitative, la conquista -- ove possibile -- del doppio affaccio, anche a dispetto della suddivisione in unità edilizie (cft. E. Poleggi, contributo al piano di recupero di Prè).

L'appartamento borghese si organizza quindi nella città vecchia:

La nuova organizzazione della città, dando luogo ad una nuova frammentazione degli appartamenti (per destinarli a famiglie economicamente meno dotate), senza che cessassero le le tensioni verso interventi edilizi di accorpamento (o comunque di riarticolazione tipologica), ha dato luogo a situazioni fortemente problematiche, sia sotto il profilo sanitario, sia sotto quello della conservazione degli edifici, la cui solidarietà, unita al sovraccarico delle sopraelevazioni, diviene elemento di ulteriore fragilità.

Non a caso, questi stessi edifici sono caratterizzati da fruizioni assai diverse nell'alto zoccolo che giunge fino al mezzanino sopra il piano nobile e nei piani superiori, non a caso -- anche per i numerosi intasamenti, che in misura ancora superiore caratterizzano questi piani -- l'importanza dell'umidità, le stesse difficili condizioni manutentive sembrano così allarmanti fra i dati dell'indagine.

Il tema della distribuzione `malsana' certo oggetto di notevole interesse nell'Ottocento, un interesse spesso rivolto a soluzioni tanto radicali nelle intenzioni (la viabilità e la nuova lottizzazione cui essa dà luogo) quanto incerte negli esiti, merita certo una attenzione non per questo marginalizzata. Attenzione che si ripropone nella elaborazione estremamente elementare proposta nella tav. 11.

La distinzione fra edifici `grandi' (di tanto più difficile soluzione distributiva quanto più caratterizzati da ridotto numero di facciate esposte, tanto minori sono gli affacci interni) ed edifici `piccoli' (schiere, corpi aggiunti) è in qualche modo implicita nella stessa lettura della pianta e, in questo caso, si riferisce al solo corpo principale (in caso di edifici articolati in due o più corpi), senza fare riferimento alla presenza di cortili o cavedi, informazione peraltro rilevata dalla scheda. La stessa informazione sul numero di corpi dell'edificio o sull'inserimento di più civici nello stesso corpo appare fortemente interconnessa con i dati analizzati, ancorché non rappresentata nella mappa.

Certo una miglior lettura delle informazioni grafiche sarà consentita dalla soluzione dei problemi esposti ai capitoli 3 e 4. La tavola riporta invece (sempre per il corpo principale) una graduazione di articolazione distributiva basata sul prodotto delle partizioni (stanze sul fronte) per il numero di stanze in profondità. In particolare il codice a tre cifre utilizzato prevede che tale prodotto sia limitato ad un massimo di 99 stanze (limitato quindi all'uso di sole due cifre), mentre la terza cifra rappresenta il numero di lati (facciate esterne) della pianta.

Sono in corso di elaborazione criteri di rappresentazione che tengano in maggior conto quest'ultima informazione, oltre alla posizione (fronte strada od angolo) ed alla dotazione di spazi di illuminazione/aerazione interna.

I risultati dell'indagine (di cui si riporta una più analitica rappresentazione in tabella), pur costituendo talvolta un semplice rafforzamento della percezione morfologica della planimetria, fanno tuttavia emergere numerose situazioni caratterizzate da condizioni di disagevole o malsana fruizione.

(c. b.)
Unione Europea
Comune di Genova
UNESCO World Heritage

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