3. Problemi e verifiche della base cartografica

Come abbiamo in precedenza diffusamente spiegato (cfr. rapporto n. 1 - Elementi preliminari della ricerca, cap. 2, par. 3, pag. 87 della vers. a stampa, cap. 2, par. 3 della versione in linea - URL: http://services.arch.unige.it) la base cartografica prescelta nell'attuazione dei progetti Civis ambiente e Civis sistema è costituita dalla cartografia tecnica comunale in scala 1:1000, restituita con inquadramento sulle tavole 1:500 con gli eventuali aggiornamenti.

Sono tuttavia necessarie alcune cautele, sia rispetto all'impianto geodetico ed alla precisione della cartografia realizzata, sia rispetto alle caratteristiche del prodotto ed alle conseguenti limitazioni all'utilizzabilità delle informazioni organizzate nella restituzione numerica.

3.1 Difetti di controllo della rilevazione

La cartografia comunale in scala 1:500, da cui la cartografia 1:1000 è derivata, riporta alcune imprecisioni, generate ci pare da una singolare fede nell'ortogonalità del mondo, una fede che raddrizza i monumenti e allinea le strade già nel rilevamento, senza attendere le eventuali istanze della pianificazione.

Singolari sono infatti le anomalie proditoriamente eliminate dalla cartografia comunale. In particolare il confronto con la cartografia catastale unitaria (all. II, chiuso al 31.12.1907) mostra il raddrizzamento della Loggia di Banchi e, almeno nella carta 1:1000, la rettificazione di via Balbi. Quanto ci appare tuttavia più grave è la serie di compensazioni adottate per far 'tornare' artificiosamente le 'rette' convinzioni dei disegnatori con le risultanze dei libretti di campagna: la Loggia, ad esempio, è perfettamente rettangolare, ma le misure che la congiungono all'edificio retrostante non corrispondono; viene così fortemente incrementata la dimensione di piazza Senarega, ma ciò non risulta sufficiente, si ricorre allora al 'raddoppio' in profondità del palazzo Senarega, che non sembra ancora abbastanza, si 'compensano' allora tutte le misure fino a via Chiossone.

Tali risultanze non possono che indurre ulteriori dubbi rispetto alla qualità del rilievo ed alla sua affidabilità, affidabilità che non pare tuttavia agevolmente sostituibile con un nuovo rilievo. Occorre infatti valutare le tecniche poste alla base del rilievo stesso per porre correttamente il problema della affidabilità e delle caratteristiche della cartografia.

3.2. Un problema soprattutto concettuale

Dobbiamo allora constatare che la qualità almeno settecentesca, quando non ottocentesca, del rilievo celerimetrico da noi conosciuto si caratterizza appunto per essere un risultato assai recente delle attività di rilievo, ma soprattutto per la sua forte integrazione - per metodologie e risultati - con la produzione edilizia coeva. La cartografia che non rappresenti sinteticamente le fattezze esterne dell'edificato e si ponga invece il problema della sua analisi, della distinzione dei suoi componenti proprietari ed edilizi, pone infatti a misura del mondo un problema che è appunto un problema di progettazione, gli edifici a blocco della nuova tradizione sono appunto gli unici a consentire quella articolazione della cartografia e della fiscalità richiesta, ad esempio, dal Catasto napoleonico.

Sono proprio i rilevatori del Catasto napoleonico, scelti fra i professori di matematica piuttosto che tra gli esperti militari, a riconoscere l'inestricabilità proprietaria ed edilizia dell'edificato di età moderna. Come procedere infatti alla suddivisione delle unità edilizie, qualsiasi cosa esse siano, senza effettuare un completo rilievo della loro composizione interna. La concezione abituale e semplificata dell'edificio come parallelepipedo estruso dal profilo esterno della pianta si scontra necessariamente con una forte complicazione degli 'inviluppi' spaziali che corrispondono agli ingressi. Come si può oggi rilevare, ma la situazione non era sostanzialmente diversa nel 1809, ad un ingresso non corrisponde necessariamente un edificio, possono corrispondergli più edifici (corpi di fabbrica distinti) o solo parti di un edificio, o parti di edifici diversi in una relazione molti a molti che testimonia di una complessità fortemente interconnessa con la stratificazione proprietaria.

Quando i rilevatori napoleonici incontrano questo problema non possono che interrompere la campagna, chiedendo alternativamente di procedere ad una valutazione per masse edificate (anche in corrispondenza dei precedenti orientamenti dell'amministrazione napoleonica -- cfr. a tale proposito E. Poleggi - L. Stefani, Cartografia e storia urbanistica. Il contributo del Catasto napoleonico, in D. Puncuh (a cura di), <<Cartografia e istituzioni in età moderna>>, Atti del convegno. Genova, Imperia, Albenga, Savona, La Spezia, 3-8 nov. 1986, <<Atti della Società ligure di storia patria>>. n. s., vol. xxvii, fasc. i (1987).), o di cambiare completamente gli elementi costitutivi della retribuzione, per la necessità di procedere a rilievi interni degli appartamenti. La risposta dell'amministrazione, una soluzione che tutte le successive amministrazioni sembrano replicare, rigetta le soluzioni 'estremiste' proposte dagli operatori, proponendo invece un piccolo incremento della retribuzione ed una soluzione 'ragionevole' orientata al riconoscimento delle unità edilizie in maniera che oggi diremmo indiziaria, dall'esterno, aiutandosi eventualmente con un breve sopralluogo nel corpo scala.

Una soluzione certo non cristallina, soggetta alle opinioni ed all'esperienza dei rilevatori. Certamente una soluzione imprecisa nei risultati.

Una soluzione che appare tuttavia assai più efficace di quella adottata per la cartografia comunale; la rilevazione è avvenuta infatti soltanto dall'esterno, e con un procedimento duplice: i confini degli isolati sono stati rilevati a terra, con metodi tradizionali, le coperture sono state invece inserite da una fotografia aerea. Nulla di eccezionale, anzi un uso appropriato ed economico di diverse tecniche. Ma le tecniche indicate si scontrano appunto con la consistenza dell'edificato proprio quando si richiede una sintesi, in ipotesi un livello di maggiore sintesi (un minor numero di informazioni). E come in numerosi fra questi casi (la sintesi non è mai semplice riduzione del livello di dettaglio ma altro) l'operazione non riesce.

La cartografia in scala 1:1000, una cartografia usualmente derivata da quella in scala 1:500 con la semplice lettura dei confini delle coperture come confini delle unità edilizie dà risultati assai evidentemente non corrispondenti.

Un semplice schema di lettura della trasformazione potrà darcene ragione senza ricorso a spiegazioni complesse.

Immaginiamo di trovarci di fronte ad una casa medievale. A metà del XVI secolo la casa che stiamo osservando è stata accorpata a quella vicina, costituendo un palazzetto di quattro piani ed asservendo l'edificio originario ad ingresso e corpo scala. Nel XVII secolo tuttavia l'edificio subisce una prima sopraelevazione, orientandosi ad incorporare un terzo edificio, verso il quale si estende in profondità. Il secolo successivo vede poi una nuova sopraelevazione (due piani), organizzati in linea, cui si aggiungono nell'ultimo dopoguerra ulteriori due piani, che occupano tuttavia una superficie solo in parte corrispondente ai lotti originari.

Situazioni emblematiche dei comportamenti citati per la trasformazione distributiva, volumetrica e proprietaria al tempo stesso, sono presentate nella recente tesi sull'isolato Maruffo (I. Massardo - L. Mastropierro, Studio di un ambiente urbano significativo tra ricerca storica e osservazione diretta. Proprietà ed usi dell'insula tra vico Valoria e vico Veneroso a Genova, Relatore prof. E. Poleggi, Fac. Arch, A.A. 1995) di cui riportiamo un esempio.


fig. 3 - L'isolato Maruffo (da Massardo - Mastropierro, op. cit.)


Dobbiamo ricordare che convenzionalmente la mappa rappresenta una situazione a un metro dal suolo circostante, e che la situazione 'visibile' con le metodologie utilizzate si trova invece ad oltre 30 m dal suolo. Ma a questa distanza corrisponde una situazione -- come abbiamo visto -- del tutto diversa. Al singolo numero civico corrispondono ai diversi piani diverse coperture del suolo, addirittura diverse tipologie edilizie. Le modalità distributive non soltanto non sono ovvie ma disegnano una 'geometria non euclidea' della stratificazione edilizia. Una geometria appunto corrispondente non tanto alle logiche interne dei tipi edilizi ma al loro concreto divenire soggetti come sono alle decisioni mai esclusivamente razionali della proprietà. Proprietà (ed uso) che hanno logiche di utilizzazione degli oggetti talvolta estranee alla natura degli oggetti stessi. Un dramma che si è consumato con notevoli resistenze reciproche durante l'ultimo secolo, ma che ha visto tuttavia altre condizioni non necessariamente 'organiche' articolare dialetticamente il rapporto tra società e spazio.

In questo contesto la cartografia non può che registrare l'inadeguatezza dei propri mezzi, talvolta nascondendo invece di mostrare. Nascondendo talvolta gli stessi oggetti che si ritiene di dover rappresentare; le unità edilizie, oggetto della carta in scala 1:1.000, non vengono rappresentate, le falde dei tetti che le dovrebbero rappresentare sono invece l'immagine degli ultimi piani (come vedremo una sorta di 'mondo a parte' nell'universo città vecchia), in modo tale che la stessa attribuzione ipotetica dei numeri civici non può avvenire: non solo le unità edilizie sono totalmente diverse dalla loro rappresentazione, ma neppure vi è corrispondenza numerica (tanti edifici, tanti poligoni). E, come abbiamo visto, si tratta di un tema di lunga durata, privo di soluzioni agevoli.

3.3. La ricerca del rilievo

A fronte di queste insufficienze del rilievo comunale quale risposta dare alla necessità di un riscontro cartografico dei fenomeni indagati? Le difficoltà non mancano anche perché, come abbiamo già ricordato, ogni eventuale più aggiornato rilievo non darebbe necessariamente un risultato migliore di quello che già possediamo, né le nuove tecnologie sembrano supportare i nostri tentativi.

Se il rilievo aerofotogrammetrico non consente una migliore precisione anzi, data la ridotta ampiezza delle strade, affida quasi totalmente la qualità del risultato alla fantasia ed all'esperienza del restitutore (cartografia come scienza o come arte si chiedeva provocatoriamente il direttore del servizio federale di topografia degli Stati uniti), neppure è possibile allo stato attuale della tecnologia l'uso del global positioning system (la misura con questo strumento richiede infatti la visibilità di almeno tre dei satelliti militari cui lo strumento fa capo, inoltre misure di precisione sufficiente per il rilievo topografico si ottengono soltanto con il riferimento ad un maggior numero di satelliti, condizioni queste impossibili nella città vecchia di Genova).

3.3.1. I rilievi della Facoltà di architettura

Il rilievo curato da L. Vagnetti

Nonostante si tratti di una rilevazione dichiaratamente svolta sul campo, il il rilievo curato un quarto di secolo fa dal prof. Luigi Vagnetti della Facoltà di Architettura (con l'opera degli studenti e la collaborazione del gruppo di ricercatori che costituiscono oggi il nucleo dell'Istituto di Rappresentazione architettonica) non ha le qualità necessarie ad una solida base di riferimento.

Pubblicato a spese dell'Istituto di Progettazione architettonica nel Quaderno n.8-9-10 (aprile 1972), è stato scelto 'di necessità' come riscontro preliminare del sopralluogo.

Alle numerose lacune e alla caratteristica puramente bidimensionale del rilievo, fa riscontro la mancata verifica del rilievo comunale entro il quale i rilievi delle unità edilizie sono inquadrate, con la conseguenza di notevoli imprecisioni, di scelte talvolta incredibili da parte di alcuni tra i membri del gruppo di lavoro; talvolta le imprecisioni sono così forti, soprattutto nella collocazione delle scale, da far dubitare di un trattamento 'tipologico' del rilievo. Una scelta questa che, ripetiamo, sembra totalmente inadeguata al caso genovese.

L'attività dell'Istituto di Rappresentazione architettonica ed i rilievi connessi alla didattica

Una forte tendenza alla normalizzazione, all'eliminazione delle anomalie sembra presente nei rilievi realizzati nell'ambito dei corsi di disegno e rilievo da parte degli studenti. Anche se le metodologie sono assai tradizionali, povere e prive di elementi di controllo, ricorrendo alla sola trilaterazione, e -- se i ricordi non mi ingannano -- non preceduti da alcuna forma di formazione scientifica, è comunque presente da parte dei rilevatori un forte sforzo di 'enumerazione' degli spazi visionati, una sorta di stupore soltanto blandamente mitigato dalla pur ridotta esperienza degli studenti provenienti dagli istituti per geometri.

I rilievi che ci sono pervenuti sono il risultato di una lodevole continuità di attenzione da parte di alcuni studenti (coloro, ad esempio che hanno effettuato esercitazioni di storia dell'urbanistica sugli stessi edifici del proprio rilievo), o da necessità connesse alle tesi di laurea. Tale utile contributo potrebbe tuttavia considerarsi esaurito a fronte delle cautele e delle preoccupazioni espresse dai responsabili dell'Istituto di rappresentazione architettonica. Ad evitare una loro utilizzazione professionale da parte di terzi, i rilievi sono protetti con l'inclusione tra i materiali d'esame (con funzione probatoria -- che tuttavia ne consiglierebbe una migliore conservazione da parte degli organismi preposti), condizione di protezione che potrebbe essere superata soltanto con l'esplicitazione di speciali indicazioni ed obblighi da parte dell'utilizzatore; in particolare si potrebbe prevedere una convenzione gratuita con l'Istituto che potrebbe prevedere:

L'istituto potrebbe in riscontro ricevere alcuni importanti elementi, come la stessa archiviazione elettronica dei progetti, utilizzandola nell'ambito delle proprie attività di servizio agli studenti, la collocazione in un sistema informativo territoriale (utilizzabile dall'istituto stesso) dei propri rilievi, mentre il Comune di Genova (i servizi impegnati nella gestione del territorio) potrebbero giovarsi di un efficace elemento di conoscenza, da affinare eventualmente con un rilievo professionale, eventualmente condotto dagli stessi estensori del rilievo studentesco -- ormai laureati. Ciò potrebbe consentire una rotazione di incarichi meno occasionale e legata al caso per i giovani professionisti, consentendo eventualmente agli abitanti della città vecchia una riduzione dei costi del rilievo, sempre molto elevati in corrispondenza di una forte stratificazione edilizia, quando gli incaricati abbiano già effettuato in passato rilievi sullo stesso edificio.

Tuttavia, anche disponendo di tali rilievi, la cui utilizzazione appare alquanto onerosa, sia in termini tecnici (scansione e riduzione, sistema di archiviazione, etc.), sia in termini di qualità dei risultati, non sempre riscontrati durante i sopralluoghi e comunque disponibili, quando resi disponibili dall'Istituto di Rappresentazione dell'architettura, soltanto per una parte degli edifici, non potrebbe essere considerata esaustiva della domanda di informazioni in precedenza avanzata, ancorché caratterizzati da grande utilità.

Tecniche tradizionali e fotogrammetria. Il contributo del laboratorio MARSC

Migliori possibilità sembrano consentite invece dall'approfondimento e dal corretto uso delle tecniche tradizionali, come dimostra la buona qualità del rilievo dei suoli stradali della città vecchia, risultato di esercitazioni del corso di Restauro architettonico (prof. Paolo Torsello) presso la Facoltà di Architettura di Genova, oltre che dalla fotogrammetria terrestre, tecnica che ha visto significative applicazioni sempre da parte del Laboratorio delle metodiche analitiche per il restauro e la conservazione (direttore lo stesso prof. Torsello) sia nell'ambito del recente piano di recupero di Pré che con il rilievo di importanti monumenti e delle stesse preesistenze archeologiche della collina di Castello, sede dell'insediamento universitario della facoltà di architettura.

E' proprio la natura tridimensionale e la grande qualità analitica del rilievo delle pavimentazioni stradali (ivi compresi i chiusini, le soglie, ed ogni particolarità degli ingressi) a costituire una importante occasione per l'Osservatorio, sia per gli aspetti relativi agli impianti, sia per la possibilità di costituire il primo elemento di una cartografia quasi-tridimensionale[1].

Anche più significativi, una volta restituiti con accuratezza possono risultare i contributi della fotogrammetria terrestre applicati appunto al rilievo interno delle unità edilizie. Obiettivo perseguibile in termini economici una volta disponibili macchine fotografiche digitali di piccola dimensione, rinunciando ai massimi livelli di precisione disponibili con questa metodologia (utilissime peraltro alla diagnosi dei piccoli dissesti statici rilevabili appunto con tale elevata precisione) in favore della rapidità della restituzione e della costituzione di un archivio fotografico, utile riscontro nelle attività di controllo e monitoraggio delle attività edilizie ed eventuale fonte per una restituzione a scala più elevata in occasione di progetti esecutivi.

3.3.2. Il contributo dei rilievi progettuali

E' ragionevole affermare che il Comune di Genova disponga di un significativo patrimonio di rilievi, sia connesso all'attività di pianificazione, sia, ed in quantità assai maggiore, conseguente all'attività di controllo esercitata dall'amministrazione sulle attività edilizie.

Anche a questi rilievi possono essere estese le osservazioni sulla non agevole acquisizione, aggravata dall'onere del reperimento dei progetti stessi già citata per i rilievi dell'Istituto di rappresentazione, anche se è necessario ricordare la previdente opera condotta dall'amministrazione con la microfilmatura di tutto il corpus documentale dei vecchi progetti, ora depositati presso l'Archivio storico del Comune.

Sicuramente la disponibilità su supporto informatico di tale documentazione, od almeno la loro organizzazione in un data base agevolmente consultabile potrebbe costituire un importante supporto all'attività amministrativa ed alle decisioni della Commissione edilizia (anche nelle eventuali nuove funzioni che una riforma, certamente necessaria a questo istituto, dovesse attribuirle). Tuttavia tale compito sembra esulare dalle attività di Civis ambiente, che risulta invece un fondamentale supporto al referenziamento topografico di un simile indice delle attività progettuali.

E' necessario inoltre valutare la funzione del rilievo progettuale che, da un lato manifesta la propria 'parzialità' nella sua finalizzazione, si rileva cioè ciò che si vuole trasformare - e talvolta soltanto quello. In realtà anche l'indagine esprime qui una propria parzialità, valendosi soltanto in parte dei risultati documentali rispetto agli edifici in calcestruzzo armato, per i quali sono evidentemente disponibili i progetti, ma che tuttavia non sono destinati a valutazioni strutturali ed archeologiche approfondite.

I rilievi, pur utili, sembrano quindi riguardare soprattutto elementi marginali dell'indagine, la cui acquisizione sembra soprattutto finalizzata alla costituzione di un archivio informatizzato tradizionalmente affidato a fasi routinarie della gestione di ogni sistema informativo, operazioni che vengono abitualmente denominate 'recupero del pregresso', cui pure sarebbe necessario attribuire grande attenzione.

3.3.3. Le mappe catastali - Il contributo dell'Acquedotto De Ferrari-Galliera

Nell'ambito della costituzione del proprio sistema informativo le società fornitrici di pubblici servizi hanno costruito cartografie digitali di diversa qualità, a partire da diverse fonti ed in tempi diversi. Anche esse, per ragioni in parte analoghe a quelle già citate, sono addivenute alla decisione di non utilizzare il rilievo comunale come base delle proprie attività, ma di ricorrere al catasto, che permette una migliore individuazione delle proprietà, l'elemento di maggiore utilità nella tariffazione e nell'attività esattiva.

La cartografia realizzata, trasmessaci dall'Acquedotto De Ferrari-Galliera, non ha tuttavia la pretesa della precisione topografica, essa è piuttosto realizzata per consentire all'amministrazione del servizio la collocazione di opere e beni di proprietà più che come supporto per la progettazione, affidata invece alle opere di campagna effettuate di volta in volta.

Ciò non toglie che l'elaborato può utilmente affiancare la cartografia comunale, cui appare ampiamente sovrapponibile. E' tuttavia necessario ricordare che la definizione fiscale della proprietà immobiliare si è progressivamente avvicinata alla consueta cartografia tecnica, proprio nel tentativo di rappresentare unità immobiliari più agevolmente riferibili alle entità fisiche. Il sistema, universalmente diffuso nel corso del XX secolo, di riferirsi ai mappali (entità fisiche rappresentate in mappa) ed ai subalterni, entità immobiliari destinate alla sola elencazione, ha infatti obliterato la complessità dell'edilizia non contemporanea, a favore di una più semplice modalità di gestione ed una minor frequenza degli aggiornamenti cartografici (altrimenti necessari anche per semplici frazionamenti.

Tale semplificazione rende questa cartografia assai meno utile all'individuazione 'via confini proprietari' dei limiti delle unità edilizie. Unità che, come vedremo sono necessariamente più articolate di quanto la soluzione 'gerarchica' prefigurata dall'attuale catasto possa far intendere[2] .

La disponibilità tuttavia della cartografia 'catastale' ci consente tuttavia con agio assai maggiore del previsto la possibilità di collegare al sistema cartografico in corso di realizzazione i dati del Nuovo catasto edilizio urbano, in corso di acquisizione, la cui cartografia, diversamente da quella del catasto terreni, non è stata digitalizzata nell'ambito delle operazioni di realizzazione del nuovo catasto numerico.

3.3.4. Le mappe catastali del Regno d'Italia (catasto fabbricati)

Migliore aderenza alla rappresentazione delle frammentazioni proprietarie è consentita dalle mappe del catasto fabbricati del Regno d'Italia (in particolare dalle mappe dell'allegato II, aggiornamento chiuso generalmente al 31 dicembre 1907.

Diversamente dalle mappe attuali, le mappe del catasto unitario non hanno ancora realizzato la semplificazione citata, con l'introduzione ubiqua dei subalterni. Tutti i confini proprietari si proiettano dunque sulla mappa, che è intrinsecamente 'tridimensionale'. Alle due dimensioni della planimetria si aggiunge, già sulla carta, la dimensione proprietaria che non può che risolversi almeno implicitamente anche in elevato. Una sorta di tridimensionalità viene infatti restituita dalle descrizioni dei beni accatastati, di cui si cita la collocazione al piano, l'estensione, le relazioni con le entità censite.

Ciò pone naturalmente una serie di problemi di lettura, in particolare il privilegio attribuito alle segmentazioni interne della proprietà consente una lettura assai difficoltosa, in cui proprio per le entità di ordine superiore (l'edificio) non vi è alcuna relazione tra la superficie effettiva e la superficie rappresentata in mappa. Superficie che appare invece come la risultante dalla sottrazione di tutti i mappali di ordine inferiore (botteghe, vano scala, etc.).

Se adeguatamente interpretato (e come vedremo anche per le unità edilizie del 1907 i principali tematismi devono avvenire con la costruzione di un livello separato relativo alle unità proprietarie di ordine superiore (le case) escludendo la rappresentazione delle loro partizioni interne, ancorché legate al più chiaro concetto della "minima unità capace di produrre un reddito proprio". Sono proprio queste distinzioni a consentire una più agevole lettura dell'entità dell'unità edilizia (realizzando quella lettura del livello fisico via livello proprietario che è nelle ipotesi di base di tutta la nostra ricerca).

(c. b.)
Unione Europea
Comune di Genova
UNESCO World Heritage

Charta
Realizzato con la collaborazione di Charta s.r.l.

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